Piero Manzoni: La realtà dietro l’illusione. Il caso della “Merda d’artista”
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Piero Manzoni: La realtà dietro l’illusione. Il caso della “Merda d’artista”


Piero Manzoni: La realtà dietro l’illusione. Il caso della “Merda d’artista”

Esponente della corrente artistica del concettualismo, Piero Manzoni, classe 1933, realizza nel 1961, ispirandosi ai “Ready – Made” di Marcel Duchamp, la “Merda d’artista”.
Si tratta di 90 barattoli uguali a quelli contenenti carne in scatola (un oggetto facilmente reperibile sulle mensole di un qualsiasi supermercato) e caratterizzati dalla presenza di un’etichetta, tradotta in quattro differenti lingue, su cui è riportata la scritta «Merda d’artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961».
Ci si trova così davanti al gatto di Schrödinger del mondo dell’arte, dal momento che il contenuto della confezione è determinato dall’immaginazione e dalla fantasia dello spettatore. L’opera in sé contiene molteplici chiavi di interpretazione e porta gli spettatori verso nuove direzioni, invitandoli ad aprire la mente verso diversi orizzonti e situazioni. La “Merda d’artista” è dunque puro simbolismo concettuale e nasconde al suo interno il legame tra l’artista e la sua opera. In questo senso, lo stesso Piero Manzoni non intendeva altro che criticare la collettività artistica contemporanea disposta a caratterizzare tutto come arte, anche ciò che oggettivamente non lo era (come dei semplici barattoli di carne in scatola), purché si vendesse e accrescesse la rilevanza all’autore, facendo diventare l’opera soltanto un mezzo per raggiungere uno scopo, ovvero la sacralizzazione dell’artista sul mercato. A dimostrazione delle intenzioni di Manzoni, basate sul principio del “niente è come sembra”, fu stabilito per ciascun barattolo un prezzo di vendita di 30 g di oro zecchino, come se si trattasse di un qualsiasi prodotto in vendita sugli scaffali che chiunque si trovasse ad acquistare. Lo spettatore, osservando l’opera in questione, non può fare altro che porsi una domanda: “Contiene qualcosa? E se sì, cosa?”. L’unica possibile risposta a questo quesito si avrebbe aprendo il barattolo, ma chi sarebbe così disincantato da rovinare un’opera provocatoria come questa? “Niente è come sembra”. Questo principio può essere applicato ad ogni aspetto della società moderna, artistica e non. Piero Manzoni, in tal senso, può essere considerato un genio creativo unico nel suo genere, dato che con un semplice barattolo è riuscito a trasformare i suoi astanti in tante copie di Alice nel paese delle Meraviglie. Infatti, così come quest’ultima doveva prendere le sue decisioni in risposta a una realtà contraddittoria, di fronte alle opere di Manzoni l’individuo vive una situazione a limite dell’inverosimile, ritrovandosi perennemente invaso da interrogativi che molto spesso non trovano risposta. I suoi spettatori sono tutti curiosi di scoprire cosa si nasconde dentro quel semplice barattolo, come dei moderni Alice, ma sono davvero pronti ad accettare la realtà dietro l’illusione? Ed è davvero tutto una semplice illusione o semplicemente una realtà che non si riesce a capire?

 
Mariarosaria Abbate
Critico D’Arte

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